Gatti rapiti da destinare alle trasfusioni di sangue

Gatti rapiti o semplicemente acquistati da destinare alle trasfusioni di sangue: sarebbe questa la nuova frontiera, denuncia l’Aidaa, associazione a tutela degli animali e dell’ambiente, che interesserebbe migliaia di gatti scomparsi in tutta Italia negli ultimi mesi.
Gatti sani che verrebbero rapiti o acquistati ed allevati per essere destinati a diventare donatori di sangue: una volta arrivati in età adulta sarebbero sottoposti ad accertamenti clinico veterinari per accertare il loro stato di salute e successivamente sottoposti allo svuotamento del sangue, con la conseguente morte dell’animale per dissanguamento, che servirebbe ad alimentare una vera e propria banca del sangue dei felini a cui attingerebbero in maniera del tutto inconsapevole diverse strutture veterinarie sparse sul territorio nazionale.

La scoperta è stata fatta per caso dai responsabili dell’associazione animalista dopo alcune segnalazioni di persone della Capitale che avevano dovuto sborsare oltre 100 euro per sottoporre il loro gatto a una trasfusione di sangue presso alcune strutture veterinarie. Si tratta, spiega Lorenzo Croce, presidente dell’Aidaa, di un giro redditizio di diversi milioni di euro: «Oltre a ciò abbiamo scoperto un altro giro eticamente orribile – continua Croce – in questo caso alcuni veterinari per sottoporre a trasfusione i gatti che ne hanno bisogno contatterebbero direttamente i padroni di altri mici, rimborsando il padrone con una somma che varia dalle 40 alle 50 euro, mentre il proprietario del gatto che necessita di trasfusione sarebbe costretto a versare circa 100 euro per ogni trasfusione di sangue ricevuta.

Tengo a precisare – conclude Croce – che non abbiamo alcuna prova che le cliniche che usano il sangue di gatto prelevato da questa vera e propria banca del sangue siano complici dei rapimenti o delle uccisioni dei mici a cui viene estratto il sangue».

Il sottosegretario alla Salute Francesca Martini ha risposto con un’azione immediata: «Ho disposto verifiche su tutto il territorio nazionale – ha annunciato – per stroncare eventuali illeciti e tutelare gatti ed altri animali da ogni possibile abuso» a fronte di «un’ipotesi agghiacciante e un reato eticamente inaccettabile».

«Ci troviamo di fronte ad una gravissima ipotesi di reato, si tratterebbe – ha rilevato Martini in una nota – di una tratta comparabile alla vivisezione; ho pertanto immediatamente disposto una verifica con i Nas». Martini ha inoltre ricordato che nel 2007 la Conferenza Stato Regioni ha deliberato un accordo concernente le Linee guida relative all’esercizio delle attività sanitarie riguardanti la medicina trasfusionale in campo veterinario. In particolare, ha sottolineato il sottosegretario, «si prevede l’obbligatorietà della piena sicurezza e tracciabilità di tutte le sacche di sangue utilizzate nelle trasfusioni per animali».

A questo scopo, presso ogni struttura medico veterinaria autorizzata deve essere predisposto un sistema di registrazione e di archiviazione dei dati che consenta di ricostruire il percorso di ogni unità di sangue, dal momento del prelievo fino alla sua destinazione finale. Inoltre, i dati del donatore devono essere registrati e aggiornati in uno schedario donatori ed è prevista una costante vigilanza da parte dei servizi veterinari territoriali. Le indagini del ministero e dei carabinieri per la tutela della Salute «verificheranno – ha concluso Martini – la puntuale applicazione dei requisiti previsti dalla normativa, al fine di stroncare eventuali illeciti e tutelare i gatti ed altri animali da ogni abuso».

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