Veterinari ANMVI: sterilizzare, una responsabilità non un business

Sterilizzare i cani: giusto o sbagliato? Se lo chiede una lettera pubblicata sulla Gazzetta Parma alla quale ha risposto il Presidente di ANMVI Emilia Romagna, Giuliano Lazzarini, con un intervento pubblicato nell’edizione on line.

La lettera, non firmata, è un “appello proprio a difesa dei diritti degli animali” contro “la malsana abitudine di sterilizzare i cani”. “Non trovo ragione di praticarla se non per evitare alcuni fastidi al proprietario- scrive il lettore che conclude: “potrei addirittura pensare che si tratti di un ingegnoso «business» per i veterinari, ma non voglio arrivare a tanto”. Il giornale stesso ha risposto richiamando la competenza veterinaria.
” L’argomento è certamente di competenza medica – scrive Lazzarini- e riguarda una prestazione veterinaria di norma non complessa, ma che è pur sempre un intervento chirurgico, ad elevata invasività, da eseguirsi con deontologica “scienza e coscienza”. Certamente non si fonda sull'”evitare alcuni fastidi al proprietario”.

“L’Associazione Nazionale Medici Veterinari Italiani è impegnata a contrastare un approccio non professionale al problema e ribadisce l’importanza di tutelare il benessere animale attraverso l’attenzione all’individualità del paziente ed una valutazione del singolo soggetto. Per i cani di proprietà, la sterilizzazione non è comunque obbligatoria e può anche, a seconda dei casi, non essere indicata. Ma di certo non è una “malsana abitudine” e nemmeno un ingegnoso «business» per i veterinari”, si tratta infatti di una prestazione ad elevato impatto sulla sanità pubblica veterinaria”.
“Il controllo della popolazione canina, randagia o di proprietà, è un dovere sociale che da qualche tempo riceve notevole impulso dalle istituzioni sanitarie anche attraverso specifici piani di prevenzione finanziati dalle Pubbliche Amministrazioni. Nessun proprietario è esente dall’obbligo di un possesso responsabile nei confronti del proprio cane e della collettività- conclude Lazzarini- obbligo che si traduce anche nel ponderare attentamente la scelta di far riprodurre il proprio animale o di prevenire cucciolate indesiderate, consapevoli che la discendenza indesiderata viene, nella migliore delle ipotesi, addossata alla collettività e alle limitate risorse economiche del Servizio Sanitario Nazionale”.

da AnmviOggi.it

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