Cani e gatti in casa: vietato vietare

Alla Camera una proposta di legge per cancellare i regolamenti condominiali contrari

ANTONELLA MARIOTTI
torino

Vietato vietare. In estrema sintesi è questa la proposta di legge della deputata Gabriella Giammanco, Pdl, che vorrebbe cancellare tutti quei regolamenti condominiali che vietano, appunto, di tenere un animale in famiglia. La deputata è la stessa che si oppone ai circhi con animali, prima firmataria di una legge in tal senso, e che ha fatto modificare il codice della strada per obbligare al soccorso dei quattro zampe feriti sull’asfalto.

Adesso l’obiettivo sono i regolamenti condominiali e se la legge Giammanco verrà approvata – è in commissione giustizia a Montecitorio – via libera a cani, gatti e anche conigli, cavie e a tutti gli altri animali che ormai abitano le case degli italiani. Certo se qualcuno vuol tenersi la capra o il maiale (George Clooney ha pianto per diversi mesi il suo Max) la cosa è un pochino più complessa e si deve segnalarne la presenza all’Asl.

Nello zoo di famiglia ci sono almeno 45 milioni di animali, sette milioni di cani, quasi otto di gatti, il doppio di pesci e 12 di uccellini. Poi diecimila i serpenti «dichiarati» mentre «solo» tremila sono i leoni, le tigri e i ghepardi. Tutti costano due milioni e mezzo ogni anno per cibo, veterinario e cure. I problemi arrivano se il piccolo «peloso» non è gradito al vicino di pianerottolo, o se il regolamento di convivenza vieta all’origine la presenza di animali. Finora il divieto doveva essere introdotto nel regolamento all’atto del contratto di acquisto. Cioè se il costruttore decide per il no all’animale, quando si acquista una casa bisogna tenerne conto. Solo dopo un’assemblea condominiale si può cambiare rotta, ma non sempre è facile. E qui interviene la nuova legge cancellando la possibilità di divieto all’origine.

«In realtà non è che si litighi poi così tanto per gli animali, però…»: parola di Carlo Parodi, direttore dell’ufficio studi dell’Associazione nazionale amministratori di condominio. Che spiega: «Da uno dei rapporti Censis sulle principali cause di liti condominiali la questione degli animali è in realtà al terzo posto. Personalmente faccio da 30 anni l’amministratore di condominio e non ho trovato grosse conflittualità. Il problema è che si deve fare attenzione quando si acquista una casa a leggere bene il regolamento condominiale».

Una sentenza della Cassazione infatti ha sancito che si possono inserire tutti i divieti che si vogliono. Allora come fare? «Non ci si può opporre ma devo dire – precisa Parodi – che le difficoltà arrivano se il cane di casa sporca parti comuni o se abbaia anche di notte. Di solito sono ben accolti anche quando il regolamentolo vieta».

Per l’onorevole Giammanco però non si tratta di «introdurre una normativa che possa essere applicata indifferentemente a ogni animale, ma solo agli animali domestici posseduti per compagnia e senza scopi alimentari. Solo per questi animali, che sono definiti animali familiari». Inutile sottolineare che le associazioni animaliste esultano e sono tutte a favore della legge. «I problemi nascono nelle case degli Enti.

E in tutte quelle realtà di accoglienza di persone in difficoltà, dove l’animale di casa deve essere lasciato per strada o in canili e gattili. Sono scelte laceranti per chi già è provato».

Carla Rocchi, presidente dell’Ente nazionale protezione animali, appoggia la proposta ma rilancia per tutte quelle realtà pubbliche o private di aiuto che ancora sono troppo «antropocentriche».

Nella proposta Giammanco c’è posto anche per una apertura in questo senso: gli animali domestici potranno seguire i propri padroni in caso di ricovero per anziani, in ospedale e in case di accoglienza. Se la pet-therapy è riconosciuta scientificamente come efficace, perché proibire quella fatta in casa?

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